Villar Pellice
Il nostro comune si trova a 664 metri s.l.m. ed i suoi abitanti sono distribuiti tra il paese e le numerose borgate. Un tempo le abitazioni permanenti si trovavano anche oltre i 1.200 metri s.l.m., quindi nei secoli passati la maggioranza della popolazione viveva ad alte quote, mentre oggi sono solo pochissime le famiglie che resistono tutto l’anno ad altitudini superiori ai 900 metri. Il territorio di Villar Pellice tocca sia il crinale spartiacque tra la val Pellice e la valle Po, che quello tra la val Pellice e le valli Angrogna e Germanasca. Esso confina con Rorà, Bagnolo Piemonte, Crissolo, Bobbio Pellice, Praly, Angrogna e Torre Pellice. Ha una superficie di circa 6.000 ettari e va dai 600 metri s.l.m. del torrente Pellice ai 2.735 s.l.m. del monte Frioland posto sullo spartiacque con la valle Po ed ai 2.868 s.l.m. della punta Cornour situata sullo spartiacque con la valle Germanasca.
La storia di Villar Pellice, come quella della valle, si può far risalire al periodo neolitico,poiché sono state rinvenute incisioni rupestri ed arnesi che testimoniano lapresenza di tribù abitanti nel territorio. Col passare dei secoli si succedonole popolazioni di Liguri, Galli, Romani, Saraceni che lasciano la nostra Valledisorganizzata ed in gran parte spopolata. Alla fine di questo periodo siassiste allo sviluppo dei grandi monasteri, con vaste proprietà, risorti suquelli distrutti dalle scorrerie precedenti, fondati allora, come quelli di Abbadia Alpina, Santa Mariadi Cavour e successivamente Staffarda. Alle famiglie signorili che hannocollaborato alla cacciata dei Saracein sono assegnati in premio dei feudi, tanto che l'undicesimo secolopuò segnare l'inizio della storia della feudalità nella Valle con la famigliadei Luserna, che con i Piossasco, dichiarandosi all'imperatore "signori aipiedi del monte", danno il nome alla regione Piemonte. Situato nell'Alta Valle, su di uno sperone elevatoe panoramico, rispetto al fondo valle, Villar Pellice, un tempo denominatoVillar di Bobbio o anche Villar di Luserna, per distinguerlo dai vari Villaresistenti nel Piemonte occidentale e sul versante opposto delle Alpi, è uno deiComuni della Val Pellice più antichi ed importanti per i fatti storici che lo hannointeressato. Nonostante il paese sia molto più antico (ne fa fede il nome stesso di Villar), il primo documento che menziona Villar è quello relativo alla fondazione del priorato di San Cristoforo avvenuta nel 1.228 ad opera dei monaci dell'Abbazia di Caramagna; nel 1.377 Villar è poi citato in un atto sottoscritto dai Signori di Luserna a proposito dello sfruttamento
delle miniere di ferro esistenti nel territorio. Alla fine del XII secolo, la Famiglia dei Conti di Luserna si divide in tre rami e uno di questi, i Rorengo, domina alcuni comuni, tra cui Villar, dove possiede una casa-forte chiamata "Cà piana"divenuta
poi una fortezza. Oggi, nella casa prospiciente la piazza del paese é presente un ristorante che ha ripreso l'antico nome di "Cà piana".
La storia di Villar Pellice è in seguito strettamente legata alla vicenda dei Valdesi, i quali alla fine del XII secolo si riuniscono intorno ad un mercante di Lione, di nome Valdo, che, una generazione prima di San Francesco, si impegna a vivere la povertà evangelica. Il movimento, anche se scomunicato, si propaga comunque velocemente in molte parti d'Europa e
specialmente, agli inizi del XIII secolo, sui due versanti di tutto l'arco alpino occidentale, tale da risultare in seguito il
luogo di maggior diffusione. Per tutto il Medioevo questi Cristiani eretici, dispersi in Europa, sono costretti a vivere in modo clandestino la loro fede basata sulla povertà e sulla lettura dell'Evangelo.
Ma, a differenza di quanto accade in altre regioni d'Europa, qui nelle nostre Vallate la dissidenza valdese é così forte e determinata che non la si può cancellare. Qui uomini d'eccezione, con la popolazione, difendono armi alla mano la propria libertà, con la forza e con alleanze che coinvolgono la politica internazionale. Anche la crociata condotta dagli Acaia nel 1.480 si scontra con una tale tenace resistenza armata che fallisce. In altre contrade, dove la difesa é meno determinata e si cerca il patteggiamento, la dissidenza religiosa é distrutta con la forza brutale delle armi e dei roghi dell'inquisizione.
I Valdesi, col Sinodo di Chanforan (Angrogna) del 1.532, aderiscono alla Riforma protestante e necessitano di luoghi in cui professare liberamente il loro culto. Anche a Villar, in quegli anni, si costruiscono piccoli edifici religiosi nelle diverse
borgate sparse sul territorio comunale. Così a Subiasco, al Bessé, al Ciarmis e alla Comba sorgono delle costruzioni adibite sia al culto che alla scuola primaria di quartiere. Viceversa nel capoluogo la chiesa cattolica, di proprietà comunale, viene occupata dai Villaresi, oramai tutti riformati, i quali si limitano a sostituire gli oggetti di culto per utilizzarla come tempio.
I secoli XVI e XVII sono tristemente noti per le molte guerre religiose e, dal 1.560 al 1.561, il Conte della Trinità guida le dure campagne militari di repressione contro i Valdesi; Villar viene occupato da una guarnigione di 400 soldati, che si installano nella succitata"Cà Piana", ma dato che la popolazione non si sottomette, il paese viene successivamente incendiato e raso al suolo. La pace di Cavour, del 1.561, sancisce finalmente la libertà di culto ai valdesi nell'ambito del loro territorio e conseguentemente un periodo di relativa calma. Ma nel secolo successivo questa liberà viene disconosciuta e Villar é ancora teatro di lotte e di dure persecuzioni: ricordiamo le stragi del 1.655, note come "Pasque Piemontesi", che avranno una grande risonanza in tutta Europa e quelle del 1.686, che portano all'uccisione, alla prigionia ed alla deportazione dell'intera popolazione. Solo piccoli gruppi di Valdesi superstiti resistono a Barma d'Aut, nel vallone di Subiasco da allora soprannominato "Vallone degli invincibili", riescono poi a raggiungere la Svizzera e la Germania dove è stata esiliata
la maggior parte della popolazione. Dopo tre anni, nel 1.689 ha luogo il Glorioso Rimpatrio, che, partendo dalla
Svizzera con una difficile marcia sulle Alpi e numerosi scontri armati, permette la riconquista delle Valli. Questo insperato successo riporta i Valdesi a casa ed i Villaresi devono impegnarsi nella ricostruzione del paese, delle case, dei luoghi di culto e delle colture andate completamente distrutte. Nel 1.794 si ha a Villar Pellice, nel vallone del Rospart, una battaglia tra le truppe rivoluzionarie Francesi, scese dal colle dell'Urina per occupare la valle, ed i soldati Piemontesi, che riescono ad obbligare i Francesi a ritirarsi nel forte di Mirabouc. In ogni caso la Rivoluzione francese, unitamente al periodo napoleonico, porta aria di libertà, soprattutto per la popolazione valdese, il che si concretizza con la posa, nel 1.798, dell'"albero della libertà" nella piazza di Villar ed i Valdesi conoscono così un periodo in cui le libertà civili sono finalmente garantite anche a loro. Spazzati via gli ultimi privilegi feudali, ridisegnati i compiti amministrativi in cui per la prima vota anche i Valdesi vengono considerati cittadini, ci si appresta a costruire una nuova società basata sui diritti e sui doveri dei singoli. Ma dopo la caduta di Napoleone, il ritorno dei Savoia negli antichi possedimenti (1.815) segna la perdita dei diritti
conquistati.
Fino al 1.848 con l'approvazione dello Statuto Albertino, la popolazione non avrebbe più goduto di libertà costituzionali, né i Valdesi partecipato alla vita pubblica. Da quella data in poi, le vicende della Valle seguono le tappe delle battaglie risorgimentali, le varie guerre di indipendenza e di conquista dell'unificazione italiana.
La prima guerra mondiale sostenuta in massima parte dalle truppe alpine causa numerosi lutti nella comunità di Villar Pellice; i morti sono 32 su una popolazione di 1.800 abitanti.
Altre pagine difficili e drammatiche della nostra storia contemporanea sono quelle della Resistenza al nazi-fascismo.
Gran parte della popolazione villarese si schiera solidale con le bande partigiane locali e vive con loro i rastrellamenti e le ritorsioni fasciste e naziste, riportando numerosi danni materiali e lutti nelle famiglie. A ricordo di quegli anni la piazza centrale del paese è intitolata a Willy Jervis, membro del Comitato militare del Partito d'Azione, impiccato qui dai Nazifascisti il 5 agosto del 1.944, con altri quattro partigiani. Nella bella piazza panoramica rimasta immutata nei secoli,
un monumento, molto semplice, testimonia il triste evento. Il dopoguerra, per certi aspetti, non é meno difficile del
periodo bellico; negli anni cinquanta vige ancora un'economia di sussistenza, basata su attività miste fra fabbrica e campagna, con le prime avvisaglie riguardanti quella grande fuga dalla montagna che caratterizzeranno il decennio
successivo. Diversamente dalla tradizionale e secolare emigrazione stagionale verso la Francia e la Svizzera, in cui la gente poi rientra nelle proprie case e quindi l'assenza temporanea di alcune persone non incide sul tessuto sociale, e l'emigrazione organizzata nel secolo XIX verso le Americhe, l'esodo massiccio verso la pianura degli anni sessanta e settanta svuota interi villaggi abitati da secoli. La partenza, soprattutto verso Torino ed altre grandi città, segna l'inizio di un processo di sradicamento che porta, in parte, alla perdita della consapevolezza di avere una forte identità collettiva legata anche alla solidarietà di borgata.
Villar Pellice il tempio valdese e la chiesa cattolica
RICORRENZE
Anche quest'anno, come ogni anno, alla festa dei Valdesi italiani, il 17 Febbraio, sono stati accesi i falò della libertà. Una festa civile e non religiosa, in quanto ricorda la firma, nel 1848, l'anno dello Statuto Albertino, delle Lettere Patenti con cui il re Carlo Alberto estendeva i diritti civili ai suoi sudditi valdesi e israeliti, dopo molti secoli di discriminazione e repressione. La decisione fu accolta dalla popolazione valdese del Piemonte con grande entusiasmo e salutata con una festa attorno a dei grandi falò. La tradizione dei "Falò della libertà" - il 16 sera - continua ancora oggi e anche quest'anno se ne sono accesi moltissimi nelle valli e nei luoghi storici della presenza e della resistenza valdese. Quello che stupisce é che questa dovrebbe essere una festa civile nazionale, a ricordare lo Statuto promulgato dal Re Carlo Alberto di Savoia, che divenne in seguito la Carta dell'Italia unita fino alla seconda guerra mondiale.
Certo l'Italia é un paese dalla memoria corta e gli italiani in genere pure, fortuna che esistono i Valdesi a ricordarci questa data e che Carlo Alberto non fu un pusillanime come ci raccontano, ma un monarca che nel giro di poche anni seppe riorganizzare il regno, che permise poi l'unificazione dell'Italia, e concesse la prima vera carta costituzionale in Italia.




PUBBLICAZIONI
PANE QUOTIDIANO
É questo il titolo di un libro pubblicato con il contributo del Comune nel 2015 (editore Alzani, pagg. 486), riguardante la comunità di Villar Pellice. Presentato al convegno internazionale di Bobbio Pellice "Lingue e culture della montagna" ed alla manifestazione di Pralibro, entra a pieno titolo nella rassegna "Il cibo delle Alpi". Si tratta di una ricerca riguardante le abitudini alimentari e di vita di una comunità alpina nei tempi andati rispetto alle abitudini attuali. L'obbiettivo di questo lavoro é stato quello di documentare una memoria storica, che essendo solamente orale e non scritta, va persa con il passare delle generazioni. La ricerca ha coinvolto numerose persone con diverse interviste, di queste se ne sono pubblicate 25, che riportano fedelmente quanto é stato esposto durante i vari incontri, partendo dalle persone più
anziane. Fa parte dell'opera un ricettario che raggruppa 200 ricette locali raccolte durante le conversazioni con gli intervistati. Il libro scritto nelle quattro lingue praticate a Villar Pellice: Italiano, Francese, Patois Occitano e Piemontese, vuole essere, anche in questo caso, la documentazione di una civiltà alpina che si va perdendo; purtroppo, causa anche dello spopolamento, le giovani generazioni, oltre a trascurare le antiche usanze locali, sono spinte ad abbandonare le parlate tradizionali e a divenire monolingui.
CINQUANT'ANNI DI STORIA PORTATI BENE
Si tratta di un libro pubblicato in occasione del cinquantenario della fondazone del Gruppo A.N.A. di Villar Pellice. Oltre alla storia del gruppo sono presenti molte notizie sul territorio e sulla sua storia, corredato di numerose fotografie di inizio '900 e della Grande Guerra di cui quest'anno ricorre il centenario. E' presente inoltre un excursus sulla storia degli Alpini e sulle unità locali dove i nostri prestarono servizio. Un capitolo poi é dedicato alla vita del gruppo con un'ampia galleria fotografica, dove sono ritratti numerosi alpini attualmente facenti parte del gruppo. Il libro é costituito da 128 pagine ed avendone ancora disponibili diverse copie può esserci richiesto direttamente con un contributo di 8 €.